Vin Santo di Vigoleno DOC dei Colli Piacentini: caratteristiche, abbinamenti e storia

Vin Santo dei Colli Piacentini

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Il vin Santo DOC dei Colli Piacentini è un vino passito dal sapore dolce, prodotto in una ristrettissima area posta nei dintorni del borgo di Vigoleno. Le bottiglie immesse in commercio ogni anno sono pochissime, appena 1200, tutte provenienti da sole 6 cantine in Italia, le uniche a essere autorizzate alla sua vinificazione.

Proprio per tali motivazioni il Vin Santo di Vigoleno è uno dei vini DOC con i volumi di produzione più bassi, non solo a livello nazionale ma persino europeo.  

Vin Santo di Vigoleno DOC dei Colli Piacentini: caratteristiche e proprietà organolettiche

  • Colore: dorato o ambrato di intensità variabile
  • Profumo: intenso, gradevole, fine, delicato, caratteristico
  • Sapore: dolce, corposo, vellutato, armonico, pieno
  • Gradazione alcolica: minimo 18%

Il vin Santo di Vigoleno DOC dei Colli Piacentini ha un colore tra il dorato e l’ambrato, una caratteristica che varia in base all’annata di produzione. Fin da subito si contraddistingue per l’odore intenso e gradevole, ma che rimane al contempo fine e delicato. Al naso si possono percepire distintamente le note che ricordano il legno antico, il dattero, la frutta secca, il caffè e il tamarindo, anche se di fatto ogni bottiglia è sempre unica. Il sapore è dolce, armonico e vellutato, oltre che piacevolmente corposo. Date queste sue caratteristiche e il tasso alcolico minimo del 18%, il Vin Santo di Vigoleno può perciò essere catalogato a tutti gli effetti come un vino da meditazione, da degustare in occasioni speciali. 

Vin Santo di Vigoleno DOC dei Colli Piacentini: come abbinarlo

  • Vin Santo di Vigoleno DOC dei Colli Piacentini: pasticceria secca, cioccolato fondente, formaggi molto stagionati
  • Temperatura di servizio: 8-9°C

Tra tutti i vini piacentini, il Vin Santo di Vigoleno DOC dei Colli Piacentini è probabilmente quello dal sapore più particolare. Diventa quindi divertente sperimentare con gli accostamenti che vanno dai dolci ai formaggi.

L’abbinamento classico per eccellenza è quello con la torta sbrisolona, un dolce dalla consistenza friabile molto diffuso nella provincia di Piacenza e in tutto il Nord Italia. In alternativa si può accompagnare il Vin Santo con vassoi di pasticceria secca o cioccolato fondente. Nella sua zona di produzione è infatti diffusa l’usanza di accostarlo alle Gocce di Vigoleno, un cioccolatino tradizionale del periodo natalizio. 

Per chi invece preferisce un abbinamento ancor più particolare si può virare sui formaggi, a condizione che siano molto stagionati. Tuttavia rimane comunque favolosa la scelta del gorgonzola, che con il suo sapore forte si sposa perfettamente insieme alla dolcezza del vino.

Tutto questo naturalmente non esclude il fatto che il vin Santo DOC di Vigoleno possa essere degustato da solo. Ciò che è importante rispettare è la temperatura di servizio che deve essere compresa tra gli 8°C e i 9°C

La produzione del vin Santo di Vigoleno DOC dei Colli Piacentini

Come abbiamo accennato nell’introduzione, il Vin Santo di Vigoleno è un vino DOC con una produzione molto limitata. Il perché è da ricollegarsi alla ristretta normativa imposta dal disciplinare che regolamenta l’area di coltivazione e le modalità di lavorazione delle uve, oltre al lungo processo di vinificazione.

Iniziamo quindi con il dire che le uve utilizzate per la produzione del Vin Santo di Vigoleno sono

  • Santa Maria e Melara – minimo 60%
  • Bervedino e/o Ortrugo e/o Trebbiano Romagnolo – massimo 40%

L’uso delle uve di Beverdino, Ortrugo e Trebbiano Romagnolo non è tuttavia obbligatorio e in ogni caso presenta una soglia ben definita. È fondamentale che la zona di coltivazione sia compresa nelle aree collinari poste tra il territorio della Valle dello Stirone e la Valle dell’Ongina, nei dintorni quindi di Vigoleno. La resa massima di uva fresca trasformabile in vino non deve inoltre superare il 30%.

Tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento devono invece avvenire solo nel comune di Vernasca. Non è prevista alcuna concessione per i comuni circostanti.

Durante ogni fase di lavorazione è assolutamente vietato l’uso di solfiti e di filtrazioni. Le uve raccolte devono essere appassite solo su graticci (e non su pianta) almeno finché il contenuto zuccherino diventa superiore al 30%. La spremitura può avvenire a partire dal 1° di dicembre dell’anno di raccolta. L’invecchiamento previsto è invece di almeno 60 mesi, di cui almeno 48 mesi devono avvenire in botti di legno di capacità non superiore ai 500 litri.

Al termine di tali processi il vino può quindi essere imbottigliato, ma solo in recipienti di vetro di capacità di 0,375, 0,500 o 0,750 ml e con tappo raso di sughero. Il rispetto di ognuna di queste norme è tassativo al fine dell’ottenimento del riconoscimento DOC. 

La storia del vin Santo di Vigoleno 

La storia del Vin Santo di Vigoleno è antichissima e affascinante. Tutto parte proprio da Vigoleno, quando già all’inizio del medioevo i contadini portavano in dono alla chiesa parte del raccolto delle uve. Queste ultime venivano messe ad appassire e a invecchiare nelle cantine del Castello di Vigoleno, per poi essere vinificate e utilizzate per produrre il vino servito durante la messa. Proprio da tale usanza deriva l’appellativo di “vin Santo”, che è rimasto lo stesso fino ad oggi.

Tuttavia intorno al XIII quasi tutti i campi intorno al borgo vennero abbandonati per via dei continui conflitti e delle guerre che impedivano agli agricoltori di svolgere il loro lavoro. La popolazione si spostò in pianura e i vigneti furono lasciati al loro destino. Solo nel febbraio 1380 ci fu una svolta, ossia quando la canonica di Vigoleno affidò parte dei terreni ormai incolti a Oddardo Visconti. In cambio della cura dei terreni Oddoardo avrebbe ricevuto numerosi sacchi di frumento di ottima qualità. 

Da quel momento il vino ritornò quindi a essere prodotto a Vigoleno. I frati ripresero a sperimentare con nuove tecniche di vinificazione, mentre le campagne pian piano si ripopolarono. Nell’inventario dell’anno 1539 custodito nel castello, infatti, si parla del consumo di un vino di alto pregio prodotto in zona. Sempre più avanti, nel 1829, si ritrova in un altro documento un riferimento al vin Santo di Vigoleno.

La produzione rimase però sempre in mano alla Chiesa, finché iniziò il lento processo di secolarizzazione che provocò la progressiva perdita di potere delle istituzioni religiose. Il Vin Santo iniziò così a essere prodotto anche in casa, rispettando sempre le indicazioni insegnate dai frati.

A inizio 1900 iniziò comunque un nuovo processo di spopolamento delle campagne per via del trasferimento di massa verso le città. Di conseguenza la conoscenza delle tecniche di vinificazione rimasero in mano a poche persone. Il riconoscimento ufficiale del vin Santo di Vigoleno ottenuto nel 1992 ha quindi permesso di preservare la produzione di questo prodotto unico e ricco di valenza storica e culturale, che oggi è appunto tutelato con l’apposita DOC.

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