Vin Santo DOC dei Colli Piacentini: caratteristiche, abbinamenti e storia

Vin Santo dei Colli Piacentini

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Il vin Santo DOC dei Colli Piacentini è un vino passito prodotto esclusivamente in provincia di Piacenza. Le tecniche impiegate nella sua lavorazione sono molto particolari. Le uve, infatti, vengono lasciate “appassire” prima di essere vinificate per far sì che la concentrazione di zuccheri aumenti. Allo stesso modo anche il processo di invecchiamento rispetta una procedura ben specifica per far sì che si ottenga un vino aromatico, dalla lunga persistenza e con un grado alcolico importante.

Di conseguenza il vin Santo DOC dei Colli Piacentini viene considerato un vino da meditazione, da servire a fine pasto. Si trova in commercio solamente nella variante ferma. 

Vin Santo DOC dei Colli Piacentini: caratteristiche e proprietà organolettiche

  • Colore: giallo paglierino, anche dorato  
  • Profumo: aromatico, etereo, intenso, caratteristico
  • Sapore: secco o dolce, intenso, armonico, tranquillo, morbido
  • Gradazione alcolica: minimo 16%

Il vin Santo DOC dei Colli Piacentini si presenta di colore giallo paglierino più o meno tendente al dorato e mai con un’eccessiva trasparenza. Ciò che colpisce fin da subito è però l’odore per via della sua forte aromaticità, molto intensa ed eterea. In base alla cantina di produzione si possono percepire note che ricordano la mandorla, il caramello, la scorza di arancia o la confettura di fico. A livello di sapore il Vin Santo DOC dei Colli Piacentini può essere secco o dolce, con un gusto morbido e avvolgente che si contraddistingue per la sua grande armonia, nonostante la gradazione alcolica minima del 16%.

Vin Santo DOC dei Colli Piacentini: come abbinarlo

  • Vin Santo DOC dei Colli Piacentini: formaggi, pasticceria secca
  • Temperatura di servizio: 9-11°C

Il Vin Santo DOC dei Colli Piacentini viene generalmente servito come vino da meditazione. Può quindi essere degustato da solo, ma non disdegna gli abbinamenti con alcune pietanze, a condizione che siano ben azzeccate. Per non sbagliare consigliamo quindi di servire il Vin Santo insieme a dolci di pasticceria secca, come biscotti a base di pasta frolla, paste di meliga, baci di dama o la tradizionale torta sbrisolona piacentina.

In alternativa si può optare anche per un abbinamento con i formaggi erborinati, meglio se a lunga stagionatura e con note leggermente piccanti, ad esempio scegliendo il Fourme d’Ambert o lo Stilton.

Indipendentemente dall’accostamento, è tuttavia importante rispettare la temperatura di servizio che deve essere compresa tra i 9°C e gli 11°C massimi. Si raccomanda inoltre di degustarlo in appositi bicchieri da vino passito riconoscibili per le piccole dimensioni. 

La produzione del vin Santo DOC dei Colli Piacentini

Quando si parla della produzione del vin Santo DOC dei Colli Piacentini si apre sempre un capitolo interessante. Il disciplinare prevede infatti delle normative ben specifiche e molto dettagliate, in special modo per ciò che riguarda l’invecchiamento.

Partiamo però dalla scelta delle uve: il Vin Santo DOC dei Colli Piacentini prevede l’impiego di Malvasia di Candia aromatica e Moscato bianco in una percentuale che va dal 20% al 50% oltre a un range del 20-50% di Trebbiano Romagnolo e Ortrugo. È concessa anche l’aggiunta fino a un massimo del 30% di altre uve a bacca bianca tra cui il Bervedino e il Sauvignon, ma a condizione che i vitigni scelti siano idonei alla coltivazione in Emilia Romagna. 

La zona di produzione è ristretta solo ad alcuni comuni specifici delle quattro valli piacentine, mentre per la coltivazione i criteri sono ancora più stringenti in quanto sono da considerare adatti solo i terreni in posizione collinare e ben esposti al sole, oltre che argillosi e di natura calcarea. Inoltre sono vietate tutte le pratiche di forzatura: l’irrigazione di soccorso è ammessa fino a un massimo di due volte l’anno. Al termine della vendemmia, per il Vin Santo dei Colli Piacentini, la resa massima di uva fresca trasformabile in vino non deve superare il 35%.

Le uve scelte devono essere fatte appassire secondo il metodo tradizionale, ossia su pianta e su graticci. La spremitura può essere fatta solo se il contenuto zuccherino non è inferiore al 26%. L’invecchiamento del vin Santo deve poi avvenire per minimo 48 mesi calcolati a partire dal 1 novembre dell’annata di produzione delle uve. Di questi 48 mesi, almeno 36 devono svolgersi all’interno di botti di legno con una capacità non superiore ai 500 litri.

L’imbottigliamento deve essere fatto solo in bottiglie di vetro con una capacità di 0,375, 0,500 oppure 0,750 ml. Il tappo utilizzato deve essere raso di sughero. Solo se ognuna di queste norme viene rispettata il vino potrà allora ottenere la denominazione di origine controllata. 

La storia del vin Santo dei Colli Piacentini

Il Vin Santo è una tipologia di vino ottenuta da uve passite la cui origine è sicuramente molto antica, anche se non si ha una teoria certa su dove e quando sia nato. C’è chi dice che fosse il vino utilizzato durante le prime messe cristiane, da cui deriva l’appellativo di “vino santo”, mentre altri riconducono le sue radici all’isola greca di Xanthos, poi trasformatosi in “santo”.

È invece certa la veridicità di un curioso aneddoto legato alla peste del 1348, quando si credeva che questo vino avesse proprietà miracolose contro la malattia. Ai tempi vi era infatti la convinzione che bevendolo si potessero mitigare i dolori provocati dal male, aiutando addirittura a sconfiggere l’infezione.

In Italia la produzione del Vin Santo sembra quindi essere presente da tempi antichissimi, non solo in Toscana dove è maggiormente diffuso, ma anche nei Colli Piacentini. Qui già in alcuni documenti medievali si trovano dei riferimenti relativi alla sua produzione, in particolare nell’area di Vigoleno divenuta poi nota per la produzione del Vin Santo di Vigoleno, anch’esso riconosciuto dalla DOC dei Colli Piacentini.

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