Ortrugo: le caratteristiche del vino bianco piacentino più amato

Ortrugo dei Colli Piacentini

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Se il Gutturnio è il vino rosso piacentino per eccellenza, allora l’Ortrugo è la sua perfetta controparte “bianca”. L’Ortrugo è infatti il vino bianco tipico della provincia di Piacenza, disponibile fermo, frizzante o spumante.

Nonostante attualmente sia molto apprezzato, la sua in realtà è una storia di rivalsa e valorizzazione, iniziata grazie a una recente riscoperta. Una svolta tardiva ma fondamentale, che oggi ci consente di degustare ogni qualvolta lo si desideri un prodotto dal carattere unico.  

Ortrugo: caratteristiche e proprietà organolettiche

  • Colore: Giallo paglierino con sfumature verdastre
  • Profumo: delicato, fresco, talvolta con sentori fruttati o floreali
  • Sapore: secco, sapido e leggermente amarognolo
  • Gradazione alcolica: tra 11% e 12%

La caratteristica principale dell’Ortrugo è senza ombra di dubbio il colore giallo paglierino e i riflessi verdognoli, che riprendono le stesse tinte presenti anche sugli acini. Il profumo è delicato e aromatico, ma non invasivo. All’olfatto i sentori fruttati e floreali risultano infatti molto lievi. Le note che vengono percepite sono generalmente quelle di albicocca, mela, gelsomino e rosa bianca. 

Il sapore si può invece descrivere come secco e dalla piacevolissima sapidità. Al palato ha una buona persistenza, rilasciando un delicato retrogusto amarognolo che ne garantisce un’ottima freschezza. 

Una delle caratteristiche che per prima emerge è sicuramente la sua acidità. Questo fa sì che la versione più apprezzata e diffusa sia quella frizzante. Riscuotono però grande successo anche l’Ortrugo fermo e L’Ortrugo Spumante. Non sono invece disponibili le Riserve, in quanto la freschezza dell’Ortrugo non risulta idonea a lunghi periodi di maturazione e invecchiamento.

Ortrugo: come abbinarlo

  • Ortrugo fermo: aperitivi e antipasti leggeri, uova, formaggi freschi, zuppe di pesce, pesce e carni bianche
  • Ortrugo frizzante: aperitivi e antipasti leggeri, formaggi freschi, grana o parmigiano stagionati 12 mesi, tortelli piacentini, risotti ai funghi, sughi di pesce, secondi di pesce o carni bianche
  • Ortrugo spumante: aperitivi e antipasti leggeri, salumi piacentini, primi e secondi piatti leggeri anche con sughi di pesce
  • Temperatura di servizio: 6-8°C per gli spumanti, 8-10% per i frizzanti e 10-12°C per la versione ferma.

L’Ortrugo è un vino piacentino molto delicato che va servito a temperatura fresca in appositi calici da vino bianco o in flûte, se nella versione spumante. Avendo un sapore fresco si adatta a diversi abbinamenti, purché vengano sempre fatti con cibi dal gusto altrettanto leggero. 

Può essere servito da solo durante l’aperitivo, oppure in abbinamento a formaggi freschi, salumi piacentini, Grana Padano o Parmigiano Reggiano stagionato massimo 12 mesi. Molto azzeccato è l’abbinamento con primi piatti di pasta fresca ripiena o con sughi di pesce. Si adatta perfettamente anche ai secondi di carne bianca e di pesce.

È invece da evitare l’accostamento con la pasticceria, anche quando si tratta di Ortrugo Spumante. In tali casi è meglio prediligere un Vin Santo o una Malvasia dei Colli Piacentini.

La produzione dellOrtrugo

La produzione dell’Ortrugo viene fatta a partire dall’omonimo vitigno. Generalmente viene prodotto con un uvaggio in purezza, anche se sono consentite delle eccezioni. Secondo il disciplinare, infatti, l’Ortrugo deve essere presente almeno al 90%. Possono quindi concorrere fino a un massimo del 10% di altre uve, che devono però essere anch’esse a bacca bianca, non aromatiche e provenienti da coltivazioni dell’Emilia Romagna.

Sempre secondo il disciplinare, esistono 3 tipologie di Ortrugo:

  • Ortrugo Fermo
  • Ortrugo Frizzante
  • Ortrugo Spumante

La zona di coltivazione è delimitata all’interno della provincia di Piacenza, nei territori della Val Tidone, Val d’Arda, Val Trebbia e Val Nure. Attualmente in zona sono 610 gli ettari coltivati con questa varietà di vitigno autoctono, caratterizzata dai grappoli compatti e lunghi, con acini dalla buccia gialla e lievemente verdastra.

In fase di vinificazione ogni passaggio, inclusa la presa di spuma, la rifermentazione, l’affinamento e l’imbottigliamento, deve avvenire necessariamente sempre all’interno dell’area dei Colli Piacentini.

Al termine di questi processi l’Ortrugo dei Colli Piacentini deve avere un tasso alcolometrico minimo dell’11%, con un’acidità totale che non deve essere inferiore ai 5,0 g/l. 

La storia dell’Ortrugo

L’Ortrugo nasce dal vitigno che porta il suo stesso nome. Si tratta di un vitigno autoctono del piacentino, a bacca bianca e caratterizzato da foglie grandi, acini compatti e una maturazione medio-tardiva.

Per tanti anni l’Ortrugo è stato utilizzato come semplice uva da taglio. Le prime testimonianze a riguardo risalgono ai primi anni dell’Ottocento. Esistono infatti dei documenti all’interno dei quali si menziona l’Ortrugo chiamandolo “altruga”, un termine dialettale piacentino che significa “altra uva”. Si trattava per l’appunto proprio di un modo per designare un vitigno coltivato unicamente per “correggere” le caratteristiche di altri vini.

Il nome Ortrugo, in realtà, appare solo nel 1927, quando fu coniato dal professor Toni. Non si trattò di un vero riconoscimento ufficiale, ma fu comunque un primo passo che indicò una presa di coscienza e di interesse nei confronti di questo vitigno, che nonostante ciò rimase comunque “offuscato” dai più noti Malvasia e Gutturnio.

Tali vitigni lasciavano in ombra l’Ortrugo, tanto che a metà degli anni ‘60 del Novecento la sua coltivazione sembrò quasi scomparsa, relegata solo a pochissimi ettari di terra. La svolta si deve solo all’Università di Piacenza, che negli anni ‘80 avviò uno studio dedicato proprio all’Ortrugo. Fu solo in quel momento che finalmente si misero in luce le qualità dell’uvaggio in purezza.

Da quel momento le cose cambiarono radicalmente e il vino prodotto a partire dall’Ortrugo iniziò a ottenere un enorme successo. Il merito venne dato anche al suo carattere delicato ma intenso, capace di soddisfare i gusti dei palati più esigenti.

Quella dell’Ortrugo è quindi una storia a lieto fine, che continua a essere scritta vendemmia dopo vendemmia, arrivando sulle tavole di tutta Italia e del resto del mondo.

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